Tappa Logrono – Najena (28 km)
Ci chiamano pellegrini, ma come viviamo? Siamo spettinati,
senza trucco e sempre con gli stessi vestiti, i nostri piedi sono pieni di cerotti, camminiamo con il cappello, le ginocchiere, i bastoni e gli scarponi, molto spesso zoppichiamo ma non ci fermiamo. La nostra casa in uno zaino.
Quando ci incontrano ci dicono con il sorriso “Buen Camino!”. Alloggiamo in albergues dove si condivide quasi tutto. Si dorme in grandi dormitori con i letti a castello e si cucina tutti insieme. Poi alle dieci si va a dormire perché verso le quattro iniziano a suonare le prime sveglie. Nel pomeriggio c’è chi scrive, chi dorme, chi fa il bagno in piscina e chi si beve una birra con i nuovi amici. Ci sono baratti: ‘in cambio dei tappi per le orecchie e una birra ti dò i cerotti per le vesciche’ e ci sono mille lingue che si incrociano. Anche questo è il Cammino. Imparare a uscire dalla zona di comfort e dividere tutto, anche le operazioni per curare una vescica. Qualcuno però non ce la fa e va a dormire in hotel da solo… qualcuno invece ci prova ma poi non riesce a dormire e decide di partire a camminare alle due di notte per poi pentirsi e mettersi a dormire sul terrazzo nel saccoapelo. Siamo quasi tutti arrivati da soli ma basta chiedere ‘di dove sei’ e si diventa amici, quasi famiglia.

Il Cammino è gioia e dolore, solitudine e compagnia, parole e silenzio, natura e città, movimento e riposo… il Cammino è vita.
E a proposito di vita oggi vi voglio raccontare la storia di Naty. È la prima ‘mamma’ che ho conosciuto. Mi è sembrata subito così forte. Ed è lei che mi ha insegnato ad esserlo a mia volta. Suo figlio è chiuso in una struttura da più di due anni e mezzo.
Non va a scuola. Pare gli diano psicofarmaci. A lei non è più concesso di incontrarlo. Ogni tanto andava in silenzio davanti alla casa famiglia per cercare perlomeno di vederlo attraverso un vetro.
Sentiamolo dalla sua voce.
Dare voce alle altre mamme, portare il peso del loro dolore con te, per pregare per tutti i bimbi strappati, per le mamme e i papà orfani dei loro figli, condividere con i pellegrini le pene dei vostri cuori…che grande lezione d’ amore, cara Elena, che grande lezione di vita.
Grazie Graziella ❤️