Etapa Atapuerca- Burgos (20 km)
Atapuerta è un piccolissimo paese che potremmo definire primitivo. Non c’è nulla! Figuriamoci un bancomat. Siamo rimasti tutti a corto di contanti, così condividiamo i pochi soldi rimasti per riuscire a mangiare e a trovare un posto per dormire.
Stamattina, per la prima volta, siamo partiti tardi, verso le dieci, perché mancano solo 20 km a Burgos. Ci siamo pentiti subito della scelta perché fa veramente caldo. Dopo una piccola salita tra ulivi e terra rossa finalmente inizia una discesa e allo stesso tempo la parte più difficile di questa tappa.
Da adesso fino alla Galizia non ci saranno quasi più alberi e montagne.
Lungo il Cammino leggiamo molte scritte: ‘apri il tuo cuore e ascolta il
bosco’; ‘in questo luogo ho imparato ad amare la luce’; ‘se stai pensando troppo è perché non hai camminato abbastanza’; ‘il tuo cuore è libero, abbi il coraggio di ascoltarlo’.
Questa mi ha colpito più di tutte:
‘ inala il futuro, respira sempre il presente, espira il passato’.

Mi rendo conto che è quello che sto facendo da quando cammino: sono sempre più concentrata sul momento presente, sto lasciando andare il
passato e sto sorridendo al futuro, perché sento che andrà tutto bene.
Anche raccontare è terapeutico.
Ogni volta che scrivo un ricordo è come se potessi finalmente smettere di pensarci, lo lascio alla carta, lo imprimo su un foglio e smetto per un attimo di stare male per quello che è successo. È scritto. Non serve più tenerlo nella mente. E così si crea spazio per il futuro.
Il viaggio si trasforma così anche in un viaggio interno per lasciare andare, per creare spazio e per vivere il presente.
Ci stiamo preparando a quello che ci aspetta nei prossimi giorni. Fra poco infatti arriveremo alle Mesetas, che significa più di 80 km di nulla, solo terra piatta e tanto, tanto caldo. Un deserto. È lo scoglio più grande da superare del Cammino, non tanto a livello fisico quanto psicologico. È qui, in questa immensità, che dovremo confrontarci con i nostri mostri interiori.

Un po’ come quella vocina che mi diceva dopo che erano stati portati via i bambini: ‘l’hai già vissuto, è già passato, non pensarci più’.
L’arrivo a Burgos si è rivelato molto faticoso. Abbiamo affrontato diversi km sotto il sole passando dalla zona industriale, pare non finisca mai.
Non tutti ce la fanno, qualcuno decide di attraversare le mesetas in bici, qualcuno invece in autobus o in treno. Altri decidono di attraversarle di notte, in silenzio e sotto la luna. Padre Jose’ Luis aveva detto di non camminare di notte perché bisogna poter vedere. Ho pensato che anche di notte si possono scoprire cose dentro di noi.
Burgos diventa quindi il momento dei saluti e ancora dei pianti. Stavolta ci dividiamo per davvero. È un momento di grande emozione e si vedono tanti occhi pieni di lacrime e tanti abbracci. Il Cammino è come un mondo parallelo dove regnano la solidarietà e l’amore in una sorta di comunione di anime. È sempre difficile lasciarlo e lasciarsi…

A proposito di lacrime oggi vi parlo di Juana Rivas, una mamma spagnola sposata con un italiano a cui la ‘giustizia’ italiana aveva tolto i figli dopo le denunce. Lo stesso scenario che si ripete. In questo caso lei è stata condannata ad andare in carcere perché voleva proteggere i suoi figli da un uomo già condannato per violenza in famiglia.
Me ne parlano gli spagnoli che incontro sul Cammino. Sanno anche loro come vanno le cose con la giustizia dopo questo caso che era finito in televisione e su tutti i giornali. In Spagna invece c’è una massima attenzione per le vittime di violenza. Speriamo che l’Italia prenda esempio da loro e inizi finalmente a mettere in pratica la Convenzione di Istambul che tutela le vittime di violenza nei casi di separazione invece di continuare ad essere sanzionata dall’Europa senza mai cambiare.

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