La seconda vita


Etapa Ventas de Naron- Boente (32 km)

Oggi siamo in Galizia, è come camminare in una foresta fatata! Gli alberi sono ricoperti di edera verdissima e la terra è rossa. Il paesaggio è incredibile. Dopo gli sterminati campi di grano vedere tutto questo verde mi ha incantato.  Sembra di camminare in un paradiso! Faccio molte foto e penso che in fondo questo posto mi ricorda la nostra meravigliosa Valle Maira in Piemonte. Mi chiedo se sia davvero così bello o se qualcosa sia cambiato nel mio modo di percepire le cose.  Forse è semplicemente perché a forza di camminare siamo diventati più sensibili ai piccoli doni che, di volta in volta, ci dà il Cammino. A proposito di doni, la sera, dopo aver percorso una trentina di km, ci siamo fermati tutti nello stesso albergue nel bellissimo minuscolo paesino di Ventas de Naron. Abbiamo dormito insieme in questo albergue costruito proprio attaccato a una stalla per mucche! È stata un’esperienza stupenda! I muggiti delle mucche ci hanno svegliato spesso nella notte ma nessuno si è lamentato. È davvero una sensazione intensa vivere così a stretto contatto con la natura. 

Anche il nuovo gruppo di Pellegrini francesi e italiani incontrati ieri, la mia nuova famiglia, anche loro, e non solo il paesaggio, mi sembrano speciali. Mi paiono tutte delle anime belle! Vedere come si prendono cura uno dell’altro, con quanto amore e rispetto, mi fa venire le lacrime agli occhi. Un ragazzo italiano di appena diciannove anni mi racconta la sua storia incredibile: a 16 anni è andato via di casa perché sua madre era malata di depressione, non si occupava più di lui e gli era diventato impossibile vivere in quel pantano di negatività. È, purtroppo, finito in un brutto giro e ha iniziato a drogarsi. A un certo punto si è ritrovato in ospedale dopo che l’avevano picchiato a sangue. Ed è stato proprio in quel momento, nel momento in cui avrebbe potuto morire, che qualcosa è cambiato in lui, per sempre. Ha cambiato città, ha lasciato la sua ragazza e ha iniziato una nuova vita. Con una forza incredibile. Mi diceva: “i miei amici e la mia ragazza erano tossici, ma per me erano casa”. Qualche anno dopo ha deciso di fare il Cammino di Santiago, proprio per ringraziare per questa sua seconda vita. Ed è proprio su questo bivio, questa svolta del Cammino che noi ci siamo incontrati. È scattata subito una forma di amore materno per questo ragazzo solo, senza famiglia, che con una forza incredibile è riuscito a fare un cambiamento così importante. Sono molto fiera di lui. Ammiro le persone che nonostante le difficoltà riescono a virare la rotta. Mi emoziona pensare a quel click, a quel momento speciale in cui si decide di cambiare vita. Dopo il Cammino inizierà a studiare psicologia e spero che la sua esperienza possa aiutare le persone che si troveranno nella vita ad affrontare difficoltà simili alle sue. Lui che quando ha toccato il fondo ha deciso di cambiare. Perché cambiare è possibile, sempre. Mi viene in mente che giorni fa camminando avevo incontrato un ragazzo colombiano con una storia simile: aveva iniziato giovanissimo a frequentare delle bande di ultras a Bogotà. Mi spiegò che si drogavano e poi andavano in giro in gruppo, armati di machete e coltelli. Mi ha raccontato di scene che sembravano quelle che si vedono nei film dei narcotrafficanti. I segni delle coltellate che mi ha fatto vedere però erano veri! Anche lui, quando aveva vent’anni, ha deciso che era tempo di finire con quella vita e così ha lasciato quel mondo, per sempre. Anche lui mi ha detto: <<Era un mondo brutto ma era il mio mondo, è non stato facile andare oltre l’oceano e lasciare tutto>> Eppure, anche lui, poco più di un ragazzino, l’ha fatto: è partito, è andato a vivere in Spagna e adesso è ingegnere. Lavora, ha lasciato la droga e ha fatto il Cammino proprio per smettere anche di bere alcolici, era l’ultimo tassello che gli mancava per la sua nuova vita. E ce l’ha fatta! Ora il suo sogno è quello di comprare una casa per far venire in Spagna, dove ha raggiunto la madre che era venuta anni prima a lavorare per mantenerlo, anche l’ultima parte della sua famiglia: i suoi amati nonni che si sono occupati di lui in assenza della madre e dopo che il padre lo aveva abbandonato. Di queste persone io sono fiera perché hanno avuto un passato difficile e nonostante questo hanno deciso di lottare per modificare il loro destino e ce l’hanno fatta. 

Mi vengono anche in mente quelli che alla cruz di ferro hanno deciso di smettere di fumare e poi fumano ancora di nascosto, quelli che si comprano un pacchetto di sigarette dicendo : <<vabbè è l’ultima!>> e intanto l’ultima ne ha sempre una che la segue. Ogni cosa, dalla più grande alla più piccola dipende da noi… solo da noi! Nessuno potrà decidere per noi il cambiamento che vogliamo attuare nella nostra vita. Questo principio vale anche per chi è vittima di violenza. Mi avevano detto mille volte che dovevo finire con quella storia, ma se la voce viene da fuori, non da dentro di noi, non serve… se non scatta quel click interiore, quel momento in cui si decide che è arrivato il momento di dire “basta”, perché  sia un “basta” che valga per sempre deve partire da dentro. E io ringrazio perché anche dentro di me a un certo punto è scattato e ho trovato il coraggio di cambiare…

Meglio morire una volta sola che morire lentamente ogni giorno”

Era paradossalmente più semplice rimanere in una situazione di violenza piuttosto che uscirne, morire lentamente ogni giorno piuttosto che prendere la decisione di cambiare. Lo spiega molto bene la teoria della rana bollita :

Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.” Tratto dal libro “Media e Potere” di Noam Chomsky

Per uscire da una situazione di violenza ci vogliono forza e coraggio, e in genere le vittime sono così indebolite dopo anni di violenza che non hanno più queste qualità per cui è più semplice rimanere sperando che prima o poi lui cambi, che sia stata l’ultima volta, che non succederà più perché l’ha promesso… di nuovo… 

Io non faccio eccezione, anche per me è stato veramente difficile e in questo momento di cortocircuito della giustizia italiana mi hanno pure portato via i bambini perché ho denunciato. Ma se guardo indietro era l’unica possibilità che avevo, per me e per i miei bimbi. Quindi, io non mi pento, ho fatto quello che dovevo! Spero che un giorno, anche la giustizia torni a potersi chiamare Giustizia, con la G maiuscola, e torni a tutelare le vittime invece di accanirsi contro di loro come è successo a me e ai miei bambini e a tante altre mamme. 

Anche se ora non tutto è risolto, penso che anche io ce l’ho fatta e, nonostante tutte le difficoltà che sto affrontando, posso dire di essere fiera di me e lo sarò per sempre! Ho una seconda opportunità e ringrazio per questo… 

Angel, che da giorni mi ricorda di ringraziare per la mia seconda vita, mi racconta solo oggi della figlia di sua sorella che invece non ce l’ha fatta ed è stata accoltellata dal suo ex che non accettava la sua decisione di separarsi da lui. È successo due anni fa.

4 commenti su “La seconda vita”

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