Questo e’ il cammino

Etapa Najena – Granon (30 km)

Partenza ore 6 in punto. Ci sono le stelle e sento una energia incredibile. Lascio tutti indietro e vado avanti da sola. Oggi non ho voglia di parlare, voglio solo camminare. 

Intorno a me campi di grano che si indorano con l’arrivo dei raggi solari. Ricomincio a fare foto. 

La solitudine dura poco. Incontro amici, nuovi e vecchi, si parla, si cammina e si canta. Passa anche un gruppo di spagnoli. Da qualche parte devono avere una radio o qualcosa del genere perché nella grande calma del Cammino irrompe improvvisa a tutto volume la canzone ‘Un cuore matto’. Ed è subito festa!

Lasciatoci alle spalle il gruppo proseguiamo e maciniamo altri chilometri. A Santo Domingo ci fermiamo per mangiare. Un piatto di buonissima picanha (un taglio di carne tipico del Brasile) ci riporta energie e voglia di andare. Prima però di proseguire per Granon visitiamo la chiesa e il campanile che si rivelano stupendi e pieni di storia. 

Per Granon dovrebbero essere pochi chilometri ma perdiamo una delle frecce che segnalano il Cammino e facciamo quattro chilometri in più…sotto il sole. Quattro chilometri mentre fai il Cammino possono significare molto ma il paesaggio è meraviglioso, ci troviamo tra campi di girasoli, i fiori della luce e della forza. Arriviamo a Granon. Stanchi, sudati, impolverati ma felici. E a Granon ci aspetta una sorpresa! Non c’è un albergue ma un hospital de peregrinos. È un’esperienza unica. Qui si prepara una cena comunitaria: tutti cuciniamo insieme e poi si mangia nel prato davanti alla chiesa. Siamo in parecchi: diciannove italiani, tre francesi, due tedesche, un austriaco, un belga e un colombiano. Mentre mangiamo, raccontiamo le nostre storie, ridiamo, laviamo i piatti e poi per rilassarci qualcuno suona la chitarra e tutti gli altri cantano, ascoltano e godono di questo momento. A un certo punto si decide di andare in chiesa. Le luci sono spente, vicino a ognuno di noi solo una candela, è una sorta di meditazione. Ci fanno dire a voce alta il nostro desiderio, il motivo per cui stiamo facendo il Cammino, prendendo in mano la candela. Dicendolo a Dio. Le voci si levano in tutte le lingue, tra lacrime, tremolii e tanta emozione. Tante persone oltre a esprimere il loro desiderio chiedono anche che i miei bimbi tornino da me. Dopo ci chiedono di abbracciare il nostro vicino e dirgli il nostro desiderio per lui. Il ragazzo che mi abbraccia con il suo pianto mi fa capire che vuole che i miei bimbi tornino da me. Dopo di lui ricevo una marea di abbracci in tutte le lingue, che esprimono lo stesso desiderio.

Questo è il Cammino di Santiago…

E oggi vi voglio parlare di un’altra mamma. Il suo ex-compagno, denunciato per violenza, ha chiesto che il figlio fosse rinchiuso in una casa famiglia, e poi affidato a lui in via esclusiva. Lei non lo vede da diversi anni, e le sue de- nunce sono state archiviate senza quasi indagare. Una volta determinata questa situazione lui ha avuto buon gioco nel denunciarla per calunnia. Le false denunce di lui sono andate avanti mentre lei, che aveva denunciato il padre per proteggere il figlio, si è ritrovata senza figlio, senza casa, con i conti correnti pignorati e con possibili condanne in arrivo.
E’ il destino delle mamme che denunciano?
Ma anche se non denunciano potrebbero comunque perdere i figli perché potrebbero essere accusate di non averli protetti dalla violenza. È già successo. Ma allora perché l’Italia è piena di panchine rosse se questo è il trattamento per le vittime di violenza? Bisogna forse tornare alla giustizia privata, alla fuga?
O forse non bisogna più fare figli?

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