Etapa boadilla – Villalcazar de Sigra (24 km)
Stanotte li ho sognati. La mia bimba mi ha detto che conserva tutte le lettere che le scrivo, e ho sognato di comprare della bellissima carta da lettere rosa per scriverle.
Ieri sera raccontavo a Gemma, una pellegrina di Barcellona, che in questo momento mi impongo di non pensare troppo a loro. Mi fa soffrire immensamente il loro pensiero. Allora di giorno riesco con la amnesia volontaria ma di notte… di notte non funziona. E così, ho sognato che compravo quella bella carta da lettere rosa, per te piccola mia!
Per quanto ci si possa sforzare di non pensare, un amore così grande non si può scordare. Sei lontana da me e io ti scrivo anche in sogno!
Alcune notti invece, vi trovo al mio fianco come se non fosse successo niente, come se fossimo ancora a prima del 3 novembre…
Frammenti di questi sogni sono emersi mentre ero in una chiesa di Fromista. E’ una bellissima chiesa romanica molto antica e semplice nelle sue linee, molto diversa dallo stile gotico visto nelle precedenti chiese del Cammino.
Stavo guardando delle cartoline ed è emerso il ricordo di quella carta da lettere comprata per te nel mio sogno.
Mentre raccontavo di noi gli occhi di Gemma si sono riempiti di lacrime, anche lei è mamma e riesce a sentire il dolore infinito… mi parla di una sua amica che ha un figlio tossicodipendente e schizofrenico, anche lei ha bisogno a volte di non pensare, ha bisogno di bloccare il cervello per non soffrire perché se cade nella depressione non potrà più aiutare suo figlio. << Non so perché ti parlo di questa mia amica, forse non c’entra nulla…>> conclude. Invece c’entra, un figlio che soffre lontano, che sia fisicamente o mentalmente, è una ferita profonda che portiamo nel cuore.
Oggi, mentre camminavamo tra le nuvole, un ciclista ci ha spaventato perché non l’avevamo sentito arrivare. Così lui si è fermato e si è messo a parlare con noi, cosa piuttosto rara per chi fa il cammino in bici. Un motivo c’era: in realtà non era un ciclista puro ma si trattava di uno di quei pellegrini che hanno deciso di andare in bici nelle dure tappe della Mesetas.
E così, si è fermato parlare con noi, mentre gli altri ciclisti sfilavano veloci al nostro fianco senza fermarsi.
Poi la sera, facciamo gruppo con i pochi Pellegrini che stanno attraversando le Mesetas e mangiamo cena tutti insieme. Ci sono anche dei ciclisti con noi, sarà la giornata, in genere fanno vita separata.
Tra di loro ci sono due fratelli gemelli hanno fatto il cammino da Valencia fino a Burgos. Dovevano tornare indietro e invece quando sono arrivati a Burgos hanno deciso di proseguire fino a Santiago. Sono sconvolti da quello che è successo a me e ai miei bambini dicono che in Spagna non sarebbe mai successo perché c’è un ministero che protegge le vittime di violenza. Ma si ricordano anche loro del caso di Juana Rivas e riconoscono che in Italia è diverso. Purtroppo non rivedremo più ne’ i ciclisti della cena ne’ il ciclista incontrato sul cammino perché in bici si fanno tappe più lunghe.
A proposito di incontri che non si potranno ripetere, stamattina abbiamo incontrato una signora che stava andando nella direzione opposta alla nostra. Si chiama Anita, è francese e sta tornando a casa! È partita ad aprile da Parigi a piedi da sola con la tenda e il pentolino per farsi da mangiare e adesso sta tornando a casa. E’ una pellegrina sulla via del ritorno, non ne avevo ancora incontrati. Arriverà a Parigi verso novembre. Spesso dorme fuori, è completamente autonoma. Ha deciso di intraprendere il Cammino perché le sembra il miglior modo per portare un cambiamento nella sua vita, per voltare pagina ora che è in pensione. Il suo sorriso è la testimonianza che è stata la scelta giusta. Gemma invece mi racconta che ieri hanno incontrato un signore di novant’anni. Incredibile! Fa più o meno 5 km al giorno. Tutta la sua famiglia l’ha salutato come se fosse per sempre perché non si sa se ritornerà vista la veneranda età. Ci mostra la sua foto, si chiama Gunter e di certo non sembra che abbia novanta anni. Al tavolo ci ripromettiamo di fare come Gunter e di ritrovarci sul Cammino, un giorno verso la fine della vita.

E verso la fine dell’articolo come sempre vi racconto la storia di un’altra mamma con una storia di ingiustizia partita ancora una volta da una denuncia di maltrattamenti.
Dire – www.dire.it: “Il bambino di Pisa prelevato come un criminale”
La vicepresidente Lanzoni della Fondazione Pangea scrive una lettera al premier Draghi e ai ministri Cartabia, Lmorgese, Bonetti e Orlando. ROMA – “Gentile primo ministro Draghi, gentile ministre Cartabia, Lamorgese, Bonetti e ministro Orlando, come può uno Stato che ha ratificato la Convenzione sui diritti del fanciullo avallare ancora oggi situazioni come quanto è successo a Pisa, dove un bambino di 8 anni è stato prelevato in maniera forzata dalla propria abitazione e portato via dalla madre da 11 poliziotti insieme ai servizi sociali come se, rinchiuso in quella stanza, non ci fosse un bambino ma un criminale? Nel provvedimento del Tribunale di Pisa si stabilisce la collocazione presso l’abitazione del padre in Sicilia, dove il bimbo non aveva mai vissuto e dove si recava abitualmente e non voleva più andare. Nel provvedimento c’è il riferimento a quella ‘madre ostativa’ senza tenere conto della volontà del minore e del perché questo bambino non sia più voluto andare in Sicilia dal padre. Siamo stanchi di sentir dire che le madri sono l’ostacolo alla giustizia. Non nascondiamoci sempre dietro a loro e dietro il principio di bigenitorialità. L’interesse superiore del minore dovrebbe essere l’ago della bilancia di ogni decisione relativa alla vita dei bambini”. È cosi che Simona Lanzoni, vicepresidente di Fondazione Pangea, chiede ai ministri delle risposte rispetto a quanto successo ieri a Pisa.
“Fondazione Pangea Onlus da sempre si occupa di tutelare i diritti dei bambini e delle bambine, crediamo nella giustizia pertanto– conclude- chiediamo che lo Stato faccia la sua parte“.