Una storia vera

by Stefania Spisni, educatrice

C’è un bimbo di nove anni che viveva con la sua mamma e la sorella più grande, figlia di un altro padre. Questo bimbo rifiutava di relazionarsi con il padre dopo la separazione dei genitori. Aveva ed ha paura di lui e dei suoi atteggiamenti, che descrive autoritari e violenti, derisori e denigratori nei suoi confronti. Verità? suggestione?? Fatto stà che questo bimbo è stato obbligato a vederlo già da quando era all’asilo e poi, una volta cresciuto, siccome cominciava a rifiutarsi più decisamente, è stato obbligato a frequentare un centro diurno dopo la scuola, anzichè fare sport o vedersi con gli amici come tutti gli altri bambini della sua età. Sulla testa di questo bambino pendeva da mesi un decreto provvisorio di allontanamento del Tribunale, appellato dalla madre. Ma senza attendere la pronuncia di Appello, con un intervento di urgenza che non ha spiegazioni, visto che la mamma non è accusata nè di abusi nè di maltrattamenti (e continua infatti ad avere la responsabilità genitoriale della figlia grande) si è deciso di eseguire immediatamente il Decreto, divenuto definitivo.

Il bimbo questa mattina è stato letteralmente strappato dalle braccia di un’amica della madre che l’aveva in custodia, mentre attendevano la stessa che si era recata, come concordato, negli uffici comunali. Il bambino, afferrato da cinque persone, gridava e scalciava ma voi vi sentirete raccontare che ha invece seguito tranquillamente gli operatori. Ma chiunque sia genitore, chiunque conosca un minimo i bambini, può immaginare quale possa essere la reazione di un bimbo di nove anni che viene portato via da estranei. Questo bambino ad oggi (giugno 2022) è un DESAPARECIDO perchè nè la madre nè il suo avvocato conoscono la sua destinazione! Questo bambino, portato via con solo ciò che aveva indosso, non potrà indossare i suoi abiti, gliene verranno dati altri in struttura (magari usati), non potrà avere effetti personali, non potrà comunicare con nessun conoscente e in special modo con la mamma. Una vera e propria amputazione relazionale dalla durata imprecisata, che dovrebbe favorire, secondo una branca veramente incredibile della psicologia giuridica, la ricostruzione della relazione con il padre. MA NON E’ CERTO DI UNA RELAZIONE D’AMORE CHE SI STA’ PARLANDO, BENSI’ DI UNA RELAZIONE AUTORITARIA IN CUI IL BAMBINO INTROIETTA PERFETTAMENTE DI NON ESSERE UN SOGGETTO DI DIRITTO, CHE IN GIOCO NON C’E’ IL SUO SUPREMO INTERESSE, DATE LE MODALITA’ COERCITIVE A CUI E’ SOTTOPOSTO, BENSI’ IL POTERE DEGLI ADULTI DI AGIRE SU DI LUI, CONTRO LA SUA ESPRESSA VOLONTA’ E, IN PARTICOLARE IL POTERE DEL PATER…

I detenuti al 41bis hanno più diritti di questi bambini!!

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